作者: LUCA NELLI , GIANPASQUALE CHIATANTE , PIETRO MILANESI , CLAUDIA ELISA CINERARI , MAURO PERVERSI
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摘要: La ripresa del lupo in Italia è in gran parte dovuta al regime di protezione cui è sottoposta la specie, alla mutata situazione socio-economica delle zone montane e all’aumentata disponibilità di prede selvatiche. Infatti, l’abbandono di colline e montagne ha fatto sì che vi fossero maggiori estensioni di territorio idoneo alle diverse specie di ungulati selvatici autoctoni, quali: cinghiale (Sus scrofa), capriolo (Capreulus capreulus), cervo (Cervus elaphus) e daino (Dama dama), che sono anche state oggetto di reintroduzioni e introduzioni. In particolare, il cinghiale ha avuto un’esplosione demografica che, dagli anni’50 in poi, ha interessato la maggior parte delle aree collinari e montane dell’Appennino, facilitata anche dalle immissioni a scopi venatori. Altro fattore importante è stato sicuramente la riduzione della pressione venatoria dovuta alla notevole diminuzione del numero dei cacciatori negli ultimi decenni. Inoltre la creazione di nuovi Parchi e Aree Protette (soprattutto a partire dal 1990), ha garantito zone “rifugio” per il lupo. Per quanto riguarda l’Appennino piacentino, area interessata dal presente studio, la ricolonizzazione da parte del lupo è accertata dal 1986. Questa è stata possibile in quanto il lupo è una specie poco esigente dal punto di vista ecologico, ne è conferma il fatto che corridoi e barriere critici per altri mammiferi siano poco influenti per la dispersione e la selezione dell’habitat (Carroll et al. 1999). L’unico fattore presente in molte delle aree occupate dalla specie è una densa copertura forestale, che permette il mantenimento di consistenti popolazioni di specie preda e consente una facile collocazione di tane e siti di rendez …